E’ un titolo presuntuoso come inizio, ma non è di tecnica che volevo parlare.
Ogni stile ha le sue caratteristiche più o meno condivise e ognuno ha, a ragione, la convinzione che il suo stile sia quello più vicino allo spirito del karate. Quello invece che mi rammarica è lo svilimento che da qualche anno quest’arte marziale subisce. Il consumismo e la commercializzazione hanno fatto si che il karate sia diventato come un qualsiasi sport nel senso stretto della parola. Questo non vuole dire una disapprovazione totale, ma, non continuate a chiamarla “arte marziale”.
Lo spirito del Budo è ben lontano dalla maggior parte dei Dojo , sostituito da una corsa commerciale che si rispecchia nel maggior numero di allievi possibile, nella codifica dei gradi, segnati da tempi predefiniti, nelle spettacolari manifestazioni poco credibili per attirare sempre più gente in palestra. Questo potrà andare bene qualora accettiate il termine karate sportivo, ma non chiamatela “arte marziale”.
Se per attirare allievi, si offrono cinture nere a “basso prezzo” , calci volanti e kimoni colorati, ben venga, ma non chiamatela “arte marziale”. Il karate come arte è ben altra cosa, è sopportazione, è rinuncia, è sottomissione, è fatica, è dolore, è consapevolezza di cercare una chimera, qualcosa di meraviglioso ma di estremamente lontano e difficile da raggiungere. Tutto questo non è per scoraggiare chi si voglia avvicinare a quest’arte marziale, è semplicemente offrire una realtà ben diversa da quello che viene proposto sulle colorate locandine pubblicitarie. Il karate non ha bisogno di pubblicità, non ha bisogno di essere strumentalizzato dai media ne tanto meno vuole strumentalizzare gli allievi. Il karate è semplicemente ricerca di se stessi, non la gratificazione di vincere una coppa, una medaglia o l’abilità di battere più avversari, ma la capacità di conoscersi, di affrontare la vita con serenità fra tutte le difficoltà che questa implica. Se non è questo che ricevete dal karate allora state facendo un’altra cosa. Non voglio certo generalizzare, sono certo che molti seguono questo spirito, forse però pochi riescono a mantenerlo, le gocce di sudore che vi solcavano la fronte da debuttanti dovrebbero essere le stesse che scendono di nuovo da maestri, affinché si possano ricordare le radici che permettono a quest’arte di sopravvivere.
Manuel Carro
|